Il crowdinvesting italiano vive un momento di forte contrazione, segnando una battuta d’arresto significativa.
Le cause sono molteplici, tra contesto macro, regolazione e limiti strutturali del settore.
Ma il potenziale di questo mercato rimane intatto: servono nuove strategie per sbloccarlo e rilanciarlo.
Crowdinvesting in Italia: i numeri di una crisi e le opportunità per ripartire
Il nuovo report del Politecnico di Milano sul crowdinvesting fotografa un mercato in frenata. Nel periodo luglio 2024 – giugno 2025, la raccolta si è attestata a 260,6 milioni di euro, in calo del -14% rispetto ai 12 mesi precedenti.
Le voci più in sofferenza:
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Minibond: -73%
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Equity non immobiliare: -19%
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Lending immobiliare: -18%
A tenere è solo l’equity immobiliare, che cresce del +32% e si conferma trainante in questa fase.
Le cause del rallentamento: tra mercato, regolazione e maturazione del settore
Il calo non è imputabile a un solo fattore. Le dinamiche macroeconomiche, come l’aumento dei tassi e l’incertezza globale, hanno favorito asset più liquidi e sicuri. Ma c’è di più:
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L’introduzione del Regolamento ECSP ha alzato l’asticella per le piattaforme, riducendone drasticamente il numero.
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Alcuni investitori iniziano a mostrare cautela, anche a causa di performance inferiori alle attese.
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Non tutte le campagne hanno rispettato le promesse iniziali e in diversi casi il modello si è sbilanciato a favore dell’emittente, con piattaforme che hanno finito per servire più la logica dell’autofinanziamento che quella di un vero marketplace trasparente e selettivo.
Una selezione naturale, necessaria per rafforzare l’ecosistema?
In questo contesto, stiamo assistendo a un processo – per certi versi doloroso, ma necessario – di selezione naturale. Restano sul mercato gli attori più solidi, trasparenti, capaci di sostenere i costi della compliance e di costruire relazioni durature con investitori e imprese.
Questo riduce le zone grigie che avevano iniziato ad affacciarsi nel sistema, e rafforza il posizionamento del crowdinvesting come strumento di finanza complementare credibile.
Una selezione naturale, necessaria per rafforzare l’ecosistema?
Se la selezione rafforza il mercato, un eccesso di burocrazia rischia invece di soffocarlo.
Le piattaforme oggi faticano a crescere, schiacciate da un insieme di costi ricorrenti: adempimenti normativi, vigilanza, obbligo di assicurazioni professionali, oneri tecnologici, e in alcuni casi iniziative facoltative (come fondi di tutela) per guadagnare fiducia presso gli investitori.
A questi si sommano conversion rate in calo e costi di acquisizione in aumento, in un contesto digitale sempre più regolato e limitato dalle policy delle piattaforme adv.
Un nuovo equilibrio è necessario
Per evitare un mercato elitario e poco dinamico, serve una combinazione di elementi:
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Snellimento dei processi normativi, senza abbassare la guardia sulla tutela dell’investitore
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Modelli di business più sostenibili, anche attraverso sinergie tra piattaforme e operatori
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Strategie di marketing innovative e coerenti, capaci di parlare ai nuovi investitori
Il marketing (e il customer journey) come leve di rilancio
Nel panorama attuale, poche piattaforme si distinguono per creatività e impatto nella comunicazione. Eppure, oggi più che mai è fondamentale ripensare il modo in cui si raccontano i progetti e si accompagnano gli utenti lungo tutto il percorso.
La chiave sta nel passare da un approccio focalizzato solo sull’acquisizione a una gestione completa e integrata del customer journey, che coinvolga l’utente dalla scoperta all’exit:
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Video informativi e narrativi per spiegare le opportunità in modo semplice e coinvolgente
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Podcast che educano e ispirano, dando voce a founder e investitori
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Live streaming e AMA per costruire trasparenza e fiducia
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Un customer service competente e reattivo, pronto a supportare sia gli investitori sia le aziende proponenti con risposte puntuali, onboarding guidato e gestione dei dubbi
A queste leve si aggiunge oggi un acceleratore potente: l’automation basata sull’intelligenza artificiale.
L’AI può:
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ottimizzare la comunicazione, adattando messaggi e contenuti al profilo dell’utente
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automatizzare processi ripetitivi, come l’invio di promemoria, la gestione documentale o la validazione preliminare di requisiti
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migliorare l’esperienza durante la registrazione e il KYC, con chatbot intelligenti, suggerimenti interattivi e flussi guidati
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estrarre insight da dati comportamentali, per profilare meglio gli utenti e proporre investimenti più in linea con i loro interessi
In un settore che fatica a coinvolgere il pubblico in modo efficace, l’AI può restituire fluidità, personalizzazione e scalabilità, a beneficio di tutto l’ecosistema.
Il crowdinvesting italiano sta entrando in una nuova fase. Più matura, più professionale, più consapevole.
Uscire rafforzati da questo momento è possibile. Ma serve collaborazione tra piattaforme, istituzioni, investitori e aziende. E serve una visione: perché il crowdinvesting non è solo un canale alternativo di raccolta, ma un laboratorio di innovazione finanziaria.